"Nocturne", variazione sul tema di Alasia Farren
"Notte stellata sul Rodano" di Vincent Van Gogh, 1888. |
“Variazione sul tema” è un’espressione, normalmente legata all’ambito musicale, che indica un cambiamento, una modifica, di un brano originale, seguendone comunque il tracciato. Basti pensare a Schubert e tutte le variazioni eseguite a partire dai suoi lied, toccando poi dei picchi con “Die forelle”. Le variazioni, però, non vanno pensate come un qualcosa di strettamente musicale e basta, bensì come quella tendenza completamente umana a reinventare il mondo che ci circonda in base alla nostra sensibilità, confermando la rivoluzione copernicana di Kant: non sono gli occhi ad adattarsi al mondo, ma il mondo a brillare o meno ai nostri. Così nascono, ad esempio, il “Doctor Faustus” di Mann, variazione dell’originale leggenda resa immortale da Marlowe, o “Pluto” di Urasawa, il quale riprende il personaggio di Atom di Tezuka donandogli una nuova sensibilità.
“Le sue prime stelle” è una variazione sul tema. Al lettore un po’ navigato non possono non saltare all’occhio richiami spirituali a narrazioni contemporanee come “Interstellar” di Christopher Nolan, “Star Wars” o “Nausicaa della Valle del Vento” di Hayao Miyazaki, monoliti kubrickiani dell’epica fantascientifica imprescindibili. In quelle cupole che vengono sferzate da un respiro di morte silente non è possibile non sentire il sussurro di quell’immaginario che perma il granello di sabbia e la tuta termica e un piccolo bagliore e tutto ciò che costituisce la realtà dell’irrealtà. Riconoscere, seppur nell’ossatura essenziale, qualcosa che si conosce lascia quella sensazione d’immotivata familiarità, quasi come se ritrovassimo noi stessi in quella produzione: vediamo solamente quello che vogliamo vedere quando lo vogliamo vedere.
È questo il fondamento su cui si regge la piacevolezza di leggere lo sviluppo di un piccolo bulbo di curiosità. Un desiderio, quello di conoscenza, non dissimile dalla necessità di cibo della protagonista: come un conato, così Alasia è spinta e si spinge costantemente oltre il velo di Maya per cercare di strappare uno scorcio di quella che, intuitivamente, coglie come una realtà molto più grande delle cupole, molto più viva del bazar, molto più brillante di quelle piccole luci nel cielo e più calda dell’abbraccio di una madre che conosce quello stesso desiderio. Rivedere nella protagonista quello stupore infantile rispetto al mondo non può che toccare e far riflettere su quanto sia necessario, sempre e comunque, guardare al mondo non solo come il contesto in cui ci muoviamo in quella condizione temporanea con esito definitivo che è la vita, ma come una grande sfida che richiede il perdersi oltre la propria individualità, innamorandosi della complessità e della ricchezza che supera le nostre capacità di definizione: amare la vita significa amare quell’uomo, quella donna, quell’albero o quella piccola brezza che ancora non c’è.
“Le sue prime stelle”, se correttamente ampliato rispetto a determinati punti già presenti in questa stesura, potrebbe essere un ottimo prologo ad un romanzo più ricco, perché denso in ciò che vorrebbe comunicare. La notifica che spunta, alla sensibilità di chi scrive, non è un punto d’arrivo, ma solamente uno d’inizio. Un principio di possibili rotture, ad esempio con la madre ed una visione generalmente più pragmatico-materialista in senso stretto dell’esistenza. Un principio di possibili speranze. Un principio di possibili critiche. Un principio di possibile meraviglia. Tutto questo per sottolineare come ogni tratto d’inchiostro digitale che compone questo primo passaggio di una storia non sia che uno zaino in spalla e la strada ancora un orizzonte che s’allontana, costringendoci a camminare per poter vedere fino a che punto si possa nascondere dalle nostre dita. Sarebbe un peccato lasciarlo in uno stato embrionale, perché potrebbe essere tutto e niente, mentre oggettivandolo, dandogli forma, respiro e sostanza, ha tutte le carte in tavola per poter toccare più di quanto non si creda. Forse sarebbe quello di cui s’ha bisogno. Forse sarebbe una notifica sul computer di qualcuno. Forse sarebbe uno zaino sulle spalle di un curioso.
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